Musicalità e Musicoterapia

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Musicalità e Musicoterapia

MUSICALITÁ e MUSICOTERAPIA

Teorie e prassi per la formazione

 

A cura di Pier Luigi Postacchini

Carrocci editore, 2015, Roma

 

Recesione a cura di Luca Zoccolan

 

Le riflessioni e gli interrogativi che finora sono stati posti in merito al ruolo che debba ricoprire, anche in termini operativi, la tanto cercata quanto discussa figura del musicoterapista trovano una risposta esauriente e definitiva proprio tra le pagine di questo libro a cura del docente e studioso Pier Luigi Postacchini, uno dei pilastri della musicoterapia in Italia tanto sul piano teorico quanto su quello metodologico.

La raccolta di saggi che compongono l’opera è impreziosita dai contributi, per ogni capitolo, di studiosi attenti e coscienziosi quali Maurizio Spaccazzocchi, Andrea Ricciotti, Antonella Guzzoni, Anna Maria Gheltrito e Ferdinando Suvini che dalla propria prospettiva teorico-esperienziale colgono il nucleo intorno a cui ruota l’intera lettura: quali devono essere le competenze del professionista della musicoterapia così definito attualmente alla luce della legge UNI-2013 e quali devono essere gli strumenti operativi di cui si fa carico in ogni seduta?

Il tema, sebbene trattato più volte, ha lasciato molti punti di sospensione e questioni aperte data la posizione multidisciplinare della musicoterapia e la necessità di trovare una sua specificità sonoro-musicale. Con pazienza, metodicità e sinergia – data le collaborazioni di cui si avvale il libro – Postacchini è riuscito a fare ordine e, alla luce di una prospettiva antropologica, ha offerto delle risposte chiare e precise.

La musicoterapia è una disciplina a sé stante e l’operatore che si serve dei suoi strumenti necessita di una preparazione complessa e inusuale.

I percorsi formativi intrapresi dal musicoterapista sono particolari e talvolta inesplorati, pertanto la flessibilità, la voglia di ricerca e la sete di conoscenza sono fattori determinanti per la crescita professionale di questa figura così specializzata.

Spaccazzocchi, nel primo saggio proposto all’interno della raccolta, afferma come la formazione in musicoterapia non possa esaurirsi semplicisticamente nei “paradigmi della musica colta/o del musicista professionista” perché la competenza musicale del professionista della musicoterapia dovrebbe fondarsi su una base antropologica che prenda in esame “l’essere umano nei suoni e nella musica”. Focalizzarsi e interrogarsi sulla fruizione sonoro/musicale dell’uomo comune o del quotidiano in musica sono le priorità tanto del professionista quanto dell’allievo.

Lo sforzo dell’antologia di trattare i temi più scomodi e fraintesi relativi alla formazione in musicoterapia mi suggerisce di rimandare alla lettura di questo libro anche tutti gli allievi che si accingono a intraprendere il tirocinio di musicoterapia indipendentemente dalla struttura pronta ad accoglierli.

Interessante il modo in cui Andrea Ricciotti, nel capitolo “neurofisiologia e psicologia della relazione uomo-suono”, tratta argomenti ormai cari al musicoterapista in formazione ma troppo spesso caricati di una valenza esclusivamente teorica svincolata dal contesto pratico operativo della specificità musicoterapica.

Prendiamo in esame il fonosimbolismo ecoico/onomatopeico che invia a un utilizzo e alla riproduzione di altri suoni come quelli naturali o meccanici; chi opera nel campo deve sapere che una semplice canzone come “Azzurro”, di Paolo Conte, può divenire l’occasione per far partire in uno spazio immaginario il suono potenzialmente infantile, regressivo ed evocativo di “un aeroplano che va”.

Un’espressione sonora può portare da una percezione a un’altra e, nel processo musicoterapico, in un attimo da un semplice gioco onomatopeico ti catapulti in un “simbolismo fisiognomico” dove “una certa organizzazione sonora”… può evocare stati d’animo come gioia o dolore, serenità o rabbia e così via.

Una delle cose più complicate in musicoterapia è descrivere il contesto espressivo sonoro-musicale nel quale si dipana quel processo intersoggettivo che vede di fronte musicoterapista e paziente in ogni seduta.

Ferdinando Suvini dedica al problema un intero capitolo nel quale, in un’analisi esaustiva e dettagliata, presenta una metodologia di lavoro in grado di proporre tre punti precisi e ben delineati: una linea teorica, una descrizione del lavoro protocollato (sia verbalmente che musicalmente attraverso la partitura) e infine una verifica finale frutto di valutazioni interpretative del materiale sonoro e musicale di riferimento.

Credo che questo studio con cui si conclude il libro riassuma lo sforzo di tutti gli esperti che hanno collaborato all’antologia di mostrare e indicare a tutte le generazioni di musicoterapisti come negli anni la loro disciplina potrà affermarsi sempre di più per la qualità dei suoi strumenti teorico-metodologici e l’oggettività dei suoi risultati.