Il numero 40 di “Musica et Terapia” ospita in apertura il contributo di Riccardo Damasio dedicato alle potenzialità formative offerte dal fare e studiare musica.
Nel suo articolo presenta diverse competenze attivate e potenziate dall’interazione con la dimensione musicale (la creatività, il pensiero, l’autodisciplina ecc…) e suggerisce alcune strategie educative “per sviluppare ciò che la musica propone” (ascoltare, cercare, produrre musica, usare la musica).
A seguire l’articolo di Stefania Bozzalla Gros e Carla Gai descrive un’esperienza applicativa svolta presso l’Hospice di Lanzo (To). Questo lavoro integra la dimensione strettamente clinica con una raccolta dati finalizzata a documentare le caratteristiche del processo musicoterapico e le sue ricadute sul benessere dei pazienti.
Il successivo scritto di Egidio Freddi introduce la prospettiva ecologica declinando al suo interno un originale progetto musicoterapico. L’occasione viene offerta dall’apertura di una nuova struttura residenziale,rivolta a soggetti disabili, inserita in un contesto naturale che permette di porre attenzione, rivalutare e recuperare le qualità offerte dal paesaggio sonoro. Diviene così possibile “raccordare la terapia con il mondo esterno mediato dal contesto naturalistico, sonoro-musicale e relazionale”.
Claudia Facchini, Federico Rankin e Silvia Volpato (gruppo studi di musicoterapia Apim) sono i curatori di una ricerca bibliografica dedicata al rapporto musica-emozioni. I lavori scientifici presentati sono suddivisi in due sottogruppi, il primo analizza ricerche di matrice neuropsicologica, mentre il secondo studi strettamente musicoterapici.
Niccolò Galliano introduce una dimensione musicologia affrontando il tema della ripetizione e sottoli- neando come essa connoti la musica del novecento e quella del nuovo millennio. La filia per la ripeti- zione pare essere in rapporto con i processi ripetitivi che caratterizzano la società contemporanea ma, altresì, con il suo potenziale regressogeno.
Gerardo Manarolo nel contributo successivo si interroga sulle possibili risonanze fra intersoggettività e musicoterapia, ravvisando diversi punti di contatto in grado di offrirci occasioni di confronto e di approfon- dimento.
In chiusura Lorenzo Tamagnone e Maria Eleonora Terrizzi descrivono la loro esperienza di terapisti espressivi, attivi in ambito scolastico all’interno dei laboratori per l’inclusione. Il loro intervento cerca di facilitare “una reale interazione tra il bambino di- verso e un gruppo di coetanei che vede e frequenta quotidianamente ma da cui può trovarsi per vari motivi isolato”.